Nel 2012 inquineremo di meno


    Il protocollo di Kyoto prevede una sostanziale diminuzione, tra il 2008 e il 2012, dell’emissione di gas serra da parte dei Paesi sviluppati, facenti parte dell’elenco chiamato Annesso 1.

    La riduzione è stata calcolata a partire dai valori di gas serra rilevati nel 1990.

    C’è quindi motivo di credere che attualmente, 15 anni di inquinamento dopo, la situazione sia ulteriormente peggiorata.

    Immagine - 1 - caratteristico fenomeno dello smog dovuto all'emissione di gas nell'atmosfera

    Immagine - 1 - caratteristico fenomeno dello smog dovuto all'emissione di gas nell'atmosfera.©jpl nasa

    L’emissione di gas serra è la causa principale del surriscaldamento della temperatura atmosferica e terrestre e conseguentemente dei cambiamenti climatici, che comprendono anche fenomeni estremi quali uragani, alluvioni, ondate di caldo o gelo anomali.

    Il principale gas inquinante è l’anidride carbonica (CO2), il 37% della quale viene emessa dalle industrie produttrici di energia elettrica da combustibili fossili, quindi petrolio e carbone.

    I gas pericolosi citati dal protocollo sono sei:

    anidride carbonica in primis, gas metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi, perfluorocarburi.

    La riduzione dei gas prevista deve essere mediamente del 5,2%, anche se ogni Paese si è visto assegnare la propria quota di diminuzione; per l’Italia sarà del 6,5%, per la Comunità Europea dell’8%, per il Giappone il 6%, mentre gli Stati Uniti dovrebbero diminuire le loro emissioni del 7%.

    Il condizionale si impone d’obbligo parlando di USA, dal momento che sono fra i pochi Paesi a non aver ancora ratificato il trattato.

    La storia del protocollo di Kyoto comincia nel 1997, anno della sua redazione durante la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici svoltasi in Giappone.

    Perché entrasse in vigore, si richiedeva che il protocollo venisse ratificato da un numero di Paesi che coprisse almeno il 55% delle quote di emissioni di gas serra, ciascuno in misura non inferiore all’1%.

    Serviva quindi la firma di almeno 55 Paesi.

    Nel 2001 si raggiunse quota 40, mentre nel novembre 2003 i Paesi in accordo con Kyoto erano saliti a 120. Con la firma della Russia nell’ottobre 2004, il protocollo acquista validità, ed entra in vigore ufficialmente il 16 febbraio 2005, ovvero 90 giorni dopo la firma dell’ultimo Paese.

    Nell’agosto 2005 sono ben 153 i Paesi ad aver firmato il trattato, con le gravi eccezioni di Stati Uniti ed Australia (ad essi si aggiungono Croazia,Monaco, Kazakistan).

    Uno dei motivi che ha caratterizzato l’opposizione al protocollo è relativo ai Paesi in via di sviluppo.

    Ricordiamoci che tra questi rientrano due colossi geografici e demografici come Cina e India.

    Il pensiero degli oppositori del protocollo è che, una volta raggiunto il pieno sviluppo economico, saranno questi i maggiori Paesi inquinanti, e saranno allora stati del tutto vani gli sforzi di riduzione previsti dal protocollo.

    In realtà la Conferenza di Montreal ha visto partecipare al dialogo anche la Cina, firmataria già nel 1998, e propensa al rilancio post-2012 del protocollo, l’India, che ad esso ha aderito nel 2002, e altri Paesi in via di sviluppo.

    I grandi assenti restano quindi gli Stati Uniti.

    Lo sforzo positivo del governo Bush è da registrare nell’abbandono della linea di dura opposizione; ma gli USA producono da soli il 37% delle emissioni di gas serra dell’intero pianeta, ed è più che lecito il sospetto che non opporsi non basti.

    Il resto del mondo però guarda avanti, oltre il 2012. Montreal ha segnato il successo del protocollo di Kyoto, e l’ha concretizzato in due importanti documenti.

    Anzitutto entreranno in vigore le regole operative del protocollo.

    Tre sono le misure principali previste dall’originaria redazione.

    L’emission trading consiste nell’apertura di un mercato di quote di emissione (a favore del quale si è espresso proprio a Montreal l’ex presidente Clinton);

    Il joint implementation, ovvero un’implementazione in comune, prevede appunto la collaborazione tra Paesi dell’Annesso 1 nello scambio di quote e crediti di emissione;

    Infine il CDM, clean development mechanism, ovvero una collaborazione che comprenda anche Paesi in via di sviluppo o con economie di transizione.

    Grazie ai risultati di Montreal, queste regole saranno operative, assieme ai sistemi di compliance system, ovvero i meccanismi che garantiscono il rispetto del protocollo stesso.

    Inoltre è stata creata una commissione che si occuperà della creazione di strategie per il rilancio del protocollo nel 2012, in previsione di ulteriori diminuzioni di emissioni inquinanti.

    Per poter continuare a vivere sulla Terra, è necessario che l’uomo riduca le emissioni di gas serra dell’80% entro il 2050.

    Il protocollo di Kyoto è solo all’inizio, ma è anche solo un inizio.

    Sitografia

    Il protocollo di Kyoto - Spazio Ambiente www.spazioambiente.com/kyoto/protocollo_di_kyoto.html

    Definizione del Protocollo di Kyoto - Wikipedia l'enciclopedia libera http://it.wikipedia.org/wiki/Protocollo_di_Kyoto

    WWF NEWS - Il Protocollo di Kyoto più forte dopo il Summit di Montreal www.lswn.it/comunicati/stampa/2005/protocollo_kyoto_rafforzato_dopo_summit_montreal

    I meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto http://www.minambiente.it/home_it/menu.html?mp=/menu/menu_attivita/&m=Clima.html|I_Meccanismi_flessibili_del_Protocollo_di_.html