Eufronio: ritratto dell'artista senza occhiali


    Il cratere di Sarpendonte, capolavoro del ceramista greco Eufronio, è tornato in Italia dopo una serie di complesse vicende proprietarie. Non tutti sanno però che Eufronio, all’apice della fama, smise improvvisamente di dipingere probabilmente a causa dell’insorgenza della presbiopia.

    28/01/2008 Come annunciato dai maggiori quotidiani, è finalmente ritornato in Italia il capolavoro di Eufronio. Il cratere, un tipo di vaso utilizzato per mescolare acqua e vino, ha un valore inestimabile.

    Databile attorno al 515 a.C., rappresenta un episodio della guerra di Troia: il corpo di Sarpendonte, ucciso da Patroclo, viene recuperato dai gemelli Hypnos e Thanatos, il Sonno e la Morte.

    Il cratere comparve dal nulla negli anni ’70 e fu acquistato per un milione di dollari dal Metropolitan Museum di New York. Il venditore, un antiquario americano, dichiarò di averlo legalmente ottenuto da una famiglia libanese che lo possedeva sin dall’inizio del secolo.

    Approfondite indagini dimostrarono invece che il reperto era il frutto di scavi illegali compiuti da ‘tombaroli’ nella zona di Cerveteri.

    Dopo un contenzioso di più di trent’anni,il Museo newyorkese e le autorità italiane hanno finalmente raggiunto un accordo. Il vaso è tornato in Italia insieme ad altre opere di provenienza illegale e sarà il pezzo forte della mostra "I Nostoi", al Quirinale. Il titolo dell’esposizione, preso da una capitolo perduto dell’epica greca che narra il ritorno degli eroi dopo la guerra di Troia, non poteva essere più azzeccato.

    In cambio della restituzione dei preziosi reperti, l’Italia si è impegnata in un programma di scambi di opere d’arte che inaugurerà con la mostra su Bernini e la scultura barocca in programma al Getty Museum di Los Angeles per il prossimo agosto.

    Eufronio, vissuto tra il VI ed il V secolo a.C, è considerato uno dei massimi esponenti del cosiddetto gruppo dei Pioneer, ceramisti attivi ad Atene che utilizzavano la tecnica a figure rosse.

    Nella ceramica a figure rosse l’artista dipinge lo sfondo, lasciando scoperti i personaggi e gli oggetti presenti nella scena. Questi, a fine cottura, risulteranno di colore rosso a causa della presenza di minerali ferrosi nell'argilla. Viceversa lo sfondo dipinto, grazie ad un processo di cottura in condizioni di scarsità di ossigeno, si colorerà di nero.

    La tecnica, che soppiantò quella a figure nere attorno al 530 a.C., si affermò grazie alla possibilità di dipingere dettagli molto più raffinati e di ottenere sottili sfumature di colore. Osservando ad esempio il cratere di Sarpedonte si possono apprezzare la finezza con cui sono rese le scaglie delle ali della Morte ed il realistico tratteggio della muscolatura e dei lineamenti dei personaggi.

    Nonostante Eufronio fosse un indiscusso maestro della tecnica, attorno ai quarant’anni abbandonò la carriera di decoratore di vasi. Gli studiosi si sono a lungo interrogati sul motivo di questa brusca interruzione.

    Sappiamo con sicurezza che Eufronio continuò a lavorare nel settore, seppure in un ruolo diverso: da decoratore (ceramografo) a semplice forgiatore di vasi (ceramista).

    Gli artisti greci erano soliti firmare le loro opere. Colui che si era occupato della decorazione firmava con il proprio nome seguito dal verbo egrapsen (disegnò) mentre il ceramista si siglava utilizzando il verbo epoiesen (fece).

    Alcuni studiosi ritengono tuttavia che quest’ultimo termine non si riferisca letteralmente alla foggiatura del vaso al tornio quanto piuttosto alla produzione in senso lato, vale a dire alla proprietà dell’officina artigiana.

    Indipendentemente da quale traduzione si scelga, resta il fatto che dopo il 500 a.C. Eufronio cessa di firmarsi come ceramografo ed in tutti i vasi successivi in cui il suo nome compare, esso è seguito da epoiesen.

    Sir John Davidson Beazley, autore di studi fondamentali sulla ceramica greca, ha suggerito la possibilità che Eufronio, diventato presbite a causa dell’età, non fosse stato più in grado di dipingere con la sufficiente accuratezza i suoi vasi ed avesse conseguentemente deciso di ripiegare sul lavoro al tornio.

    In alternativa, se vogliamo accettare la seconda traduzione di epoiesen, dobbiamo pensare che Eufronio, grazie al benessere economico derivato dal suo successo artistico ed a seguito dell’indebolimento della vista, abbia deciso di "mettersi in proprio" diventando il proprietario della bottega artigiana.

    Anche se è difficile provarla in modo certo, l’ipotesi che Eufronio fosse diventato presbite è plausibile: la presbiopia comincia solitamente ad apparire dopo i quant’anni, proprio l’età in cui Eufronio cessò l’attività di ceramografo.

    Esiste inoltre un’altra testimonianza storica relativa ad Eufronio, oltre alla presenza delle sue firme sui manufatti ceramici. Si tratta di una tavoletta votiva databile attorno al 470 a.C. L’iscrizione, firmata da Eufronio il Ceramista ed indirizzata ad Atena Igea, è probabilmente da mettere in relazione ad una richiesta di guarigione fatta alla Dea.

    Nell’antica Grecia, un artigiano specializzato in attività che richiedevano un lavoro ravvicinato e minuzioso, come ad esempio un orafo o un ceramografo, non potendo contare su nessun ausilio visivo, si sarebbe trovato in grave difficoltà con il passare degli anni e sarebbe stato realisticamente costretto a lasciare la propria professione.

    Vi sono testimonianze di ceramografi ancora attivi attorno ai 60-70 anni ma si tratta probabilmente di persone affette da miopia. E’ noto infatti che i miopi posso mantenere una buona visione ravvicinata anche in età avanzata.

    Può risultare sorprendente che nonostante i traguardi raggiunti in campo matematico e fisico il mondo classico fosse totalmente all’oscuro della possibilità di utilizzare lenti convesse per ingrandire le immagini ed aiutare la visione nell'anziano.

    Aristotele descrive correttamente la differenza fra la presbiopia e la miopia ed è il primo ad utilizzare quest’ultima parola nel suo significato attuale. Inoltre Aristofane, nelle Nuvole, ci dimostra che i Greci ben conoscevano il potere convergente delle lenti convesse che utilizzavano come 'specchi ustori'.

    Tuttavia appare assodato che i greci non conoscessero l’uso degli occhiali. Per trovare le prime lenti correttive dovremo aspettare fino al XIII secolo.

    Bibliografia

    Aristophane, Clouds ("Nefelai"), J, L.Dover ed., Oxford University Press, NY, USA, 1969.

    Aristotele, Problemi, a cura di Maria F. Ferrini, Bompiani Milano, 2002.

    Beazley, J. D., Potter and Painter in Ancient Athens, (From the Proceedings of the British academy, XXX), New York, London, G. Cumberledge, 1944.

    Cook R.M., 'Epoiesen' on Greek Vases, The Journal of Hellenic Studies, 1971, 91:137-138.

    Hirschenberg J., The history of Ophthalmology, J. P. Wayenborgh, Bonn (translated by F.C. Blodi), 1982.

    Maxmin J., Euphronios "Epoiesen": Portrait of the Artist as a Presbyopic Potter, Greece & Rome, 2nd Ser., 21(2):178-180, 1974.