Figli unici


    Nella maggior parte dei paesi occidentali si sta passando da un regime demografico ad alta natalità ad uno caratterizzato dalla presenza di un solo figlio.

    La presenza della donna nel mercato del lavoro si è maggiormente consolidata in questi ultimi decenni, costringendo quella che rimane comunque la principale figura di accudimento ad un estenuante doppio ruolo, dentro e fuori la famiglia.

    Il modello familiare costituito da un figlio sembra nascere, ad una prima analisi, da questa motivazione: il referente più attivo nell'allevamento dei figli, la madre, ha incombenze soprattutto extrafamiliari.

    Lo squilibrio nella divisione dei compiti domestici, quasi sempre a sfavore della donna, spinge quest'ultima a condizionare i progetti riproduttivi della coppia. Anche le difficoltà finanziarie sembrano essere un deterrente alla nascita di più figli: la maggior parte delle coppie, (in verità, anche quelle con due redditi) dichiarano di non poter sostenere le spese necessarie alla crescita di più di un figlio.

    Motivazioni economiche, culturali e spesso psicologiche, spingono a nuclei familiari costituiti dalla presenza di un solo bambino, soprattutto in Italia dove il tasso demografico è tra i più bassi al mondo (1,28 figli per donna!).

    Affermiamo subito con chiarezza che non c'è una "malattia figlio unico".

    Tutte le ricerche presenti in letteratura scientifica (pochissime invero) non hanno mai messo in luce sintomatologie così ricorrenti da dover essere registrate. Nel lavoro di ricerca e clinico svolti dall'Istituto per la Ricerca Psicologia e la Psicoterapia del Figlio Unico di Roma, abbiamo rilevato la presenza di disturbi psicopatologici equivalenti alla norma.

    Anche il disturbo di personalità narcisistico, frequentemente attribuito ai figli unici, può essere ascritto in realtà solo per alcuni tratti: i punteggi ottenuti da una piccola popolazione di figli unici, cui è stato somministrato il test "Narcissistic Personality Inventory", non hanno prodotto dati sufficientemente indicativi da poter essere rilevati.

    Tuttavia non si può nascondere che il figlio unico, per la sua particolare struttura psicologica, possa assumere dinamiche relazionali disfunzionali e tratti caratteriali disturbati.

    La dipendenza dall'ambiente familiare, e dalla madre in particolare, ricorre in numerose storie cliniche (a tal proposito, vedi il libro "Figli Unici" di Giusti-Manucci, Armando editore).

    Il figlio unico indugia maggiormente nell'area materna, e il motivo è da ricercarsi nell'assenza dei fratelli che, livellando le gerarchie affettive dei genitori, costringono la madre ad una distribuzione diversificata delle attenzioni piuttosto che totalizzante, come avviene avendo solo un figlio. La simbiosi madre-figlio inoltre è favorita da quelle donne che devono controllare le proprie ansie abbandoniche: costoro trattengono il figlio presso di sé quale ansiolitico esistenziale.

    Il figlio unico ha maggiori difficoltà di svincolo e quando questo avviene, in genere egli rimane sovente in prossimità della famiglia di provenienza.

    La psiche del figlio unico si struttura, fin dalla nascita, unicamente per ascoltare se stesso. Questo ascolto, se da un lato fa sviluppare una particolare sensibilità per il proprio mondo interiore, dall'altro, il più delle volte, non consente di andare oltre.

    Mancando quella difficile apertura verso il fratello, il figlio unico potrebbe nutrirsi dell'illusione di vivere in una condizione perfetta dove riceve solo amore e gratificazione da una famiglia che allontana tutti i problemi, tutti i pericoli, che non è trampolino di lancio verso la vita, ma rifugio sicuro dalla vita, laddove la vita, come sempre fa, frustra e ferisce il proprio narcisismo.

    Naturalmente, coloro i quali non siano figli unici non sono esentati dal percorso doloroso dell'uscita dal proprio narcisismo: si può essere figli unici, in questo aspetto, pur avendo fratelli!

    Le difficoltà relazionali, che così spesso ricorrono nel figlio unico, sono, a conti fatti, appannaggio anche di chi ha avuto un'educazione alla 'fratellanza'.

    Certo che il vissuto di esclusività provato dal figlio unico, quella condizione privilegiata di ricevere, quella condizione, scontata quasi, di aspettare l'amore senza muoversi, non favorisce la reciprocità interpersonale, sia con gli amici che con il partner. In fondo il fratello permette la prima vera palestra dell'amore verso l'Altro, del rispetto e della tolleranza, dello scambio affettivo.

    E' un laboratorio sociale nel quale il bambino sperimenta la propria complessità emotiva e affettiva.

    Ciò, tuttavia, può essere vantaggiosamente offerto al figlio unico dal rapporto con i cuginetti, con gli amici di giochi e di scuola; in parte anche dagli stessi genitori, a patto che si riconoscano il diritto di ricevere, oltre che di dare, abituando il figlio alla reciprocità.

    C'è comunque una differenza tra fratello e cugino, o amico, ovvero la quotidianità dei contatti: il fratello lo si ritrova in casa sempre e comunque, e questo porta a sviluppare l'intimità senza scappare, ma negoziando i rispettivi bisogni, e accettando le frustrazioni al proprio orgoglio.

    C'è altro da imparare nei rapporti con gli altri?

    Non dobbiamo attribuire unicamente alla mancanza di fratelli il nucleo da cui si svilupperanno le problematiche del figlio unico.

    Molti figli unici, infatti, sembrano soltanto sfiorati dal narcisismo, dall'egoismo, dal desiderio di potere e quant'altro si riscontra casisticamente nella persona senza fratelli.

    Molti, anzi, sono generosi, solidali, sanno amare e farsi amare, sono sensibili e risoluti insieme.

    La variabile decisiva è il comportamento dei genitori, soprattutto della madre, e in special modo il suo bisogno di costruire la propria identità di Persona attraverso la maternità.

    La maternità è UN aspetto dell'identità femminile, ma non può conglobare tutte le spinte autorealizzative della donna, pena l'impoverimento della personalità e il fagocitamento del figlio, che deve puntellare l'identità materna vacillante.

    La cosiddetta sindrome del nido vuoto attanaglia i genitori, soprattutto le madri, che vivono in funzione dei figli, e si manifesta con una profonda depressione quando questi ultimi 'spiccano il volo': avendo un figlio solamente, questo rischio è ancor più evidente!

    La relazione genitori-figlio è fondamentale per una crescita sana. Ma lo è in modo particolare per il figlio unico.

    Può essere allora utile dare alcune indicazioni affinché il proprio figlio unico cresca felice.

    Infatti, se un bambino subisce un'ingiustizia o uno sfogo nervoso da un genitore, può sempre trovare conforto da un fratello o distrarsi con lui. Il figlio unico ha solo voi.

    E' vitale che sappiate cosa state facendo, e impariate a recuperare gli errori.

    Questo non vuol dire essere perfetti, oppure essere accondiscendenti o, peggio, fare gli "amiconi".

    Il bambino deve percepire la "genitorialità": solo così potrà vivere la propria "fanciullezza". Altrimenti dovrà adattarsi ai modelli adulti, scavalcando le tappe psicoevolutive.

    La relazione genitori-figlio deve essere egualitaria sul piano del rispetto ma non dei ruoli e delle responsabilità!

    Incoraggia l'indipendenza di tuo figlio! Molti figli unici mostrano una forte resistenza ad acquisire l'autonomia.

    Pur tenendo d'occhio la sicurezza e la salute, bisognerebbe spronare il bambino ad avventurarsi ed esplorare i 'mondi' sconosciuti, ovviamente proporzionali all'età e gradatamente, ma ritengo fin da piccolissimi.

    Far sentire al bambino che lui è l'unica ragione della vostra vita è un fardello che può avere funeste conseguenze dal punto di vista psicologico.

    Non fategli vedere, e soprattutto non siatelo veramente, che siete devoti a lui: gli procurerete più sensi di colpa che amore.

    Se vostro figlio si allontana da voi per 'conquistare' il mondo, la vita, questo è un segno che gli avete dato una base sicura, cioè un amore senza ricatti e colpevolizzazioni.

    Molti genitori di figli unici mostrano di avere aspettative irrealistiche per i loro bambini.

    Le aspettative, naturalmente, non sono di per sé negative, anzi sviluppano un senso di progettualità e stimolano il desiderio di migliorarsi.

    Quello che intendo dire è che dovreste cercare il giusto equilibrio tra lo spronare senza pressare, incoraggiare senza obbligare, o peggio ricattare affettivamente.

    E' facile cadere nella trappola di voler vedere il vostro bambino incarnare e realizzare tutti i vostri sogni irrealizzati.

    Questo però è un vostro bisogno, non una sua esigenza.

    Egli non deve realizzare la vostra vita, bensì la sua.

    E anche in questo non può fare miracoli.

    E' bene poter distinguere tra i bisogni di vostro figlio e i vostri!

    Una delle differenze tra figlio unico e bambino con fratelli è che il primo deve procurarsi da solo le sue amicizie.

    Specie da piccoli, i bambini con fratelli possono appoggiarsi l'un l'altro nei divertimenti e intrattenimenti, o coltivare le amicizie dei propri fratelli.

    Il figlio unico deve crearsi tutto da solo.

    In questo compito dovrà essere appoggiato dai genitori, i quali dovrebbero organizzare inizialmente la vita di relazione amicale del proprio figlio.

    Invitando a casa gruppi di bambini, vostro figlio potrà coltivare da solo le proprie simpatie, imparando che i giocattoli vanno condivisi, che i giochi rispettano dei turni, che i dolci sono più buoni se mangiati in compagnia!

    Avendo la madre e il padre tutti per sé, il figlio unico gode dell'esclusività del rapporto con i genitori e questo sicuramente permette il consolidarsi di una "base sicura" , la quale determina una personalità salda poiché la fiducia nella figura di attaccamento viene interiorizzata.

    L'iperinvestimento costituisce la vera minaccia e il vero limite del figlio unico.

    Se i genitori hanno caricato il figlio di aspettative essenziali alla loro esistenza, è inevitabile che si instauri un rapporto di profonda interdipendenza: i genitori hanno bisogno del figlio perché conferma la loro identità, il figlio ha bisogno dei genitori per sapere cosa fare della propria vita.

    La dipendenza materna è l'altro 'drago' che il figlio unico deve sconfiggere, per aprirsi agli altri e realizzarsi pienamente.

    Vostro figlio dovrà sentirsi felice di essere figlio unico!

    E voi potete agevolarlo con un rapporto caldo e confidenziale da parte di entrambi i genitori, favorendo la vicinanza con i parenti più prossimi, incoraggiando la sua indipendenza, il suo sense of humor, aprendo la vostra casa ad altri giovani, definendo i vostri spazi con un saldo legame di coppia e forti interessi personali.

    E soprattutto non delegando a vostro figlio la realizzazione dei vostri sogni: realizzateli voi, sarà un esempio prezioso!

    Bibliografia

    Figli unici.Psicologia dei vantaggi e dei limiti Armando Editore, Roma 1999, pp.208