Il congresso sull'osteoporosi a Firenze


    L'osteoporosi, patologia degli anziani, si manifesta con l’avanzare dell’età, ma ci si misura e ci si prepara alla vita quotidiana, sin dall’infanzia.

    La "buona scelta" dei genitori e nonni costituisce una ricca capacità patrimoniale per avere delle "ossa dure".

    Tale componente genetica è rilevabile molto presto, ben prima dell’età adulta. Tocca alle mamme e ai pediatri prevenire, conservare e aumentare.

    Alla nascita, non si osservano differenze nella massa-consistenza minerale delle ossa tra maschi e femmine e tale parità fra i due sessi si mantiene sino alla pubertà, quando l’ossatura materialmente raddoppia.

    Comincia in questo periodo ad apparire qualche differenza, conseguenza di un prolungato periodo di sviluppo nei maschi, con un tasso di accrescimento osseo leggermente più veloce.

    I maschi riescono ad accumulare un patrimonio osseo più consistente, soprattutto grazie allo sviluppo di un’ossatura di maggiori dimensioni.

    Oltre la base genetica e il sesso, gli altri principali fattori responsabili di ampia variabilità nella massa ossea, il cui massimo si raggiunge alla conclusione della pubertà sono: etnici, endocrini, attività fisica, malattie e inquinamenti, nutrizione in prima linea.

    Una dieta arricchita di calcio influenza l’accumulo di massa minerale ossea.

    Quanto alle proteine, nella dieta di bambini adolescenti, il loro apporto ha dimostrato d’influenzare la crescita e l’accumulo di massa ossea, attraverso meccanismi che coinvolgono la produzione, l’attivazione dell’IGF-1 (fattore di accrescimento insulinosimile).

    "I fattori ambientali, - ha dichiarato il prof. Renè Rizzoli, della Divisione Malattie Ossee del Centro Policlinico dell’università di Ginevra – mostrano di poter influenzare consistentemente l’accumulo del patrimonio osseo in modi e tempi specifici, durante l’infanzia e l’adolescenza e può essere considerata un’efficace prevenzione a lungo termine dell’osteoporosi negli anziani".

    L’osteoporosi è una malattia attualmente curata da internisti, reumatologi, ginecologi, ortopedici.

    E’ pertanto necessario trovare una via comune multidisciplinare che non può prescindere però dalla stretta collaborazione con il medico di famiglia.

    Quest’ultimo deve essere in grado di gestire autonomamente la diagnosi precoce, eventualmente attivando le consulenze specialistiche più opportune.

    L’osteoporosi è considerata una malattia essenzialmente della donna ma, dato che il medico di famiglia segue tutta la popolazione, può individuare anche i soggetti maschili a rischio, valutandone l’opportunità di un trattameto preventivo.

    Per prevenzione non s’intende soltanto quella farmacologia, ma modificare lo stile di vita, le abitudini alimentari.

    Influiscono in modo decisivo nella prevenzione dell’osteoporosi, un’alimentazione ricca di calcio, l’aumento dell’attività fisica, la riduzione del consumo di alcool e l’abolizione del fumo.

    L’argomento dell’osteoporosi è stato ampiamente discusso, proprio a fine di novembre, a Firenze, dove si è tenuto il Congresso Nazionale della Società Italiana Osteoporosi, con la partecipazione di oltre 500 esperti del settore che hanno ascoltato e discusso 70 interessanti relazioni.

    In campo ortopedico, uno dei problemi di più difficile soluzione è la riparazione/ricostruzione di ampie perdite d’osso.

    Le soluzioni fino a ora disponibili non sono tali da permettere un recupero completo.

    L’ingegneria dei tessuti propone ora un nuovo approccio terapeutico, mirato alla riparazione ossea, tramite un utilizzo combinato di cellule pluripotenti (staminali o progenitrici), coltivate in vitro e di supporti a 3.

    Dimensioni (matrici) per fare arrivare le cellule riparatrici nel punto della lesione.

    Per curare i difetti cartilaginei e ossee, in impianti di fratture osteoporotiche, un gruppo di ricerca, guidato dalla professoressa Maria Luisa Brandi, cattedratica di Endocrinologia e Malattie del metabolismo dell'Università di Firenze e che ha presieduto il citato Congresso, sta lavorando alla messa a punto di campioni cellulari cartilaginei e ossei - ricavati da prototipi 'strutturali' ('stromali') del midollo osseo [BMSC-Bone Marrow Stromal Cell] e pre-adipociti.

    Va ricordato che una cellula staminale originata da un embrione, un feto o un adulto può continuare a riprodursi per lunghi periodi e dare origine a cellule specializzate che formino poi diversi tessuti e organi del corpo.

    Le Bone Marrow Stromal Cell (cellule stromali del midollo osseo) potrebbero essere considerate come precoci progenitrici/precorritrici derivate da cellule staminali adulte: possono differenziarsi in diverse linee (osteoblasti, condrociti, adipociti, miociti) e andare incontro a un numero limitato di scissioni proliferative.

    Le BMSC combinate con opportuni supporti tridimensionali formano un tessuto osseo primario altamente vascolarizzato.

    "Sono stati usati – ha spiegato la professoressa Brandi - biomateriali compositi [BMSC autologhe (= del paziente stesso) + bioceramiche porose] per ricostruire segmenti a tutto spessore di ossa lunghe: dapprima in un modello di animale di grossa taglia (diafisi tibiale in pecore adulte) e quindi su alcuni selezionati pazienti."

    Tramite raggi X, esami istologici, microradiografici e SEM-Microscopio Elettronico a Scansione si è successivamente potuto osservare una completa integrazione di ceramica e osso. E’ inoltre stato ottenuto un buon recupero funzionale.

    Il processo di guarigione si è svolto in quattro fasi principali.

    "I risultati ottenuti sono molto promettenti – ha concluso la Brandi - e potrebbero rappresentare un reale e significativo miglioramento nella riparazione di deficit ossei critici delle ossa lunghe".

    L’osteoporosi colpisce, in particolare le donne in menopausa e si stima che queste ultime, in Italia siano oltre 9 milioni.

    Gli estratti paratiroidei, la cui efficacia biologica è stata dimostrata valida per potenziare la produzione ossea dei ratti, sono stati registrati ufficialmente dall’FDA statunitense come molecola.

    "Questa decisione – ha dichiarato al convegno il professor Jonathan Reeve, dell’Università di Cambridge – è stata in buona parte basata sull’evidente fatto che l’ormone paratiroideo, iniettato su base quotidiana, per alcune settimane o mesi in animali in laboratorio, ne aumenta la massa e la robustezza ossea".

    Il trattamento con paratormone è un efficace coadiuvante nella riduzione delle fratture.

    L’invecchiamento esponenziale della popolazione impone una strategia d’intervento mirata sui soggetti a rischio.

    Sitografia

    HUG - Hôpitaux Universitaries de Genève www.hug-ge.ch Centro Policlinico dell’università di Ginevra

    Landmark study shows osteoporosis is more widespread in Britain and Europe than expected - University of Cambridge www.admin.cam.ac.uk/news/press/dpp/2002032602

    Bone Marrow Stromal Cell-derived Growth Inhibitor Inhibits Growth and Migration of Breast Cancer Cells via Induction of Cell Cycle Arrest and Apoptosis - JBC - The Journal of Biological chemistry www.jbc.org/cgi/content/full/280/6/4374

    University of Cambridge www.cam.ac.uk

    FDA - Food and Drug Administration www.fda.gov

    Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro www.siommms.it

    Dott.ssa Maria Luisa Brandi Dipartimento di Medicina Interna Università di Firenze www3.unifi.it/ciriva/CMpro-v-p-32.html

    Università di Firenze www.unifi.it