L'Homo Floresiensis non è una nuova specie?


    'Sfiorisce' l'ipotesi che lo scheletro della 'Piccola Donna di Flores' appartenga ad una nuova specie del genere Homo. I resti ritrovati nel 2003 sull’Isola Indonesiana apparterrebbe ad un Homo sapiens affetto da microcefalia.

    Lo sostiene su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) un team di paleoantropologi indonesiani, australiani e americani che ha riesaminato i resti di 'Flo'.

    Nel numero del 5 Settembre della prestigiosa rivista scientifica è stato pubblicato un articolo che contesta con forza l'ipotesi che lo scheletro femminile ritrovato sull'isola di Flores appartenga ad una nuova specie del genere Homo.

    L’articolo fa seguito ad una altro dello stesso tenore uscito su Science in Maggio e scritto da Robert Martin, direttore del Field Museum, il famoso museo di Scienze Naturali di Chicago che conserva, tra l’altro, il più grande scheletro di T. Rex del mondo, 'Sue'.

    Quando nel 2004 la rivista Nature pubblicò la scoperta di una nuova specie di ominide la comunità scientifica ne fu profondamente scossa. La notizia era di quelle destinate a sovvertire lo scenario della storia dell’evoluzione dell’uomo.

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    Immagine - 1 - la copertina di nature del 27 Ottobre 2004 che riportava la sensazionale scoperta di una nuova specie nel genere Homo ©Nature

    Lo scheletro, sostanzialmente completo anche se non fossilizzato, era stato ritrovato in una piccola isola Indonesiana, Flores, situata ad est della linea di Wallace, e datava attorno ai 18.000 anni, rientrando nel tardo Pleistocene. Si trattava quindi di un reperto straordinariamente recente, almeno per la scala temporale dell’evoluzione.

    Basti pensare che a quell’epoca l’Homo Neanderthalensis si era completamente estinto e l’Homo Sapiens aveva già raggiunto l’Australia.

    L’aspetto più straordinario della scoperta era rappresentato dalle dimensioni dello scheletro. Con un metro di altezza e con un volume cranico di soli 380 centimetri cubici questo individuo, probabilmente una donna, si configurava più basso delle Australopitecine e con un cervello paragonabile a quello di uno scimpanzè.

    Sull’isola vennero anche trovati utensili complessi e tracce di focolari. Nello stesso sito di ‘Flò’ furono dissepolti frammenti delle ossa di altri 7 individui. Questi reperti confermavano il dato dell’altezza ma non consentivano di stimare le dimensioni del cranio.

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    Immagine - 2 - Interpretazione artistica del possibile aspetto dell’Homo Floresiensis ©Robert Pearce

    Nonostante le dimensioni modeste, sulla base delle caratteristiche morfologiche del massiccio facciale e dei denti, l’individuo era classificabile nel genere Homo. Si trattava insomma del più piccolo ominide mai esistito.

    Nell’ipotesi dello scopritore, l’australiano Peter Brown, alcuni Homo Erectus erano arrivati sull’isola approfittando dell’abbassamento del livello del mare durante le glaciazioni per vi erano poi rimasti confinati.

    Si sarebbero quindi evoluti in nuova specie di dimensioni particolarmente ridotte. Ciò a causa di un fenomeno di nanismo comune nelle popolazioni umane delle foreste pluviali equatoriali, come ad esempio i Pigmei ed i Negritos.

    Secondo le teorie correnti, 1,4 milioni di anni fa l’Homo Erectus lasciò l’Africa e si distribuì in Europa ed in Asia: in Europa, dette origine al Neanderthal mentre in Asia non avvenne alcuna ulteriore evoluzione.

    L’Homo Erectus che era rimasto in Africa si evolse successivamente in Homo Sapiens il quale, 200.000 anni fa lasciò questo continente per partire alla conquista del mondo.

    La scoperta della ‘Donna di Flores’ metteva in crisi questo scenario introducendo uno sviluppo evolutivo anche in Asia.

    L’Homo Floresiensis, come fu ribattezzato dai suoi scopritori, sarebbe sopravvissuto fino a soli 10.000 anni fa, epoca nella quale un eruzione vulcanica ne avrebbe causato l’estinzione.

    Qualche individuo sopravvissuto al cataclisma avrebbe, sempre secondo questi ricercatori, dato origine al mito di un personaggio fantastico che popola i racconti degli abitanti di Flores: l’Ebu Gogo, una piccola creatura pelosa, simile ad un folletto, che di notte penetra nelle capanne degli isolani per rubare cibo.

    Ma alcuni scienziati non sono d’accordo ed in particolare il Professore Teuku Jacob, il decano della Peloantropologia Indonesiana, escluso all’epoca dal team degli scopritori. Secondo la scuola degli scettici un solo individuo non è sufficiente per accreditare una nuova specie.

    Occorre prima di tutto esaminare l’ipotesi più parsimoniosa di un esemplare di Homo Sapiens di dimensioni ridotte, ma comunque non insolite se confrontate con la statura delle etnie locali, affetto da una malformazione neurologica congenita che sarebbe la causa delle piccole dimensioni del cranio. Inoltre, infierisce Jacob, non era nemmeno una donna … ma un uomo!

    Anche nei casi in cui le pressioni evolutive spingono verso un rimpicciolimento del corpo, come accade nei Pigmei Africani, il cervello rimane comunque proporzionato alle dimensioni del corpo.

    Nel cosiddetto Homo di Flores, oltre a diverse malformazioni ed asimmetrie del cranio, il recente riesame avrebbe evidenziato che la testa dell’individuo era sproporzionatamente più piccola rispetto al resto del corpo.

    Con una volume cerebrale così modesto, secondo questi autori, è difficile sostenere la costruzione di utensili sofisticati e di un comportamento sociale strutturato, quale quello necessario per cacciare in gruppo gli elefanti nani presenti sull’isola, gli Stegodon. Il sospetto è quello che l’individuo fosse affetto da microcefalia.

    [inline: 3=Immagine - 3 - Foto di famiglia]
    Immagine - 3 - Foto di famiglia: confronto fra il cranio del reperto di Flores e di quello di un Homo Sapiens moderno ©MJ MORWOOD—AFP / GETTY IMAGES

    La microcefalia è una malformazione congenita caratterizzata da ridotte dimensioni del cranio e dell’encefalo in esso contenuto. Le alterazioni genetiche che possono determinare la patologia sono molteplici e si possono avere quindi dei quadri clinici diversificati in quanto a malformazioni del cranio, entità del ritardo mentale, aspettativa di vita ed eventuale presenza aggiuntiva di nanismo.

    Gli ingredienti per attirare l’attenzione dei media ci sono tutti: le polemiche roventi tra gli studiosi, con tanto di accuse di sottrazioni non autorizzate dei reperti, il fascino della terra perduta popolata da ‘hobbit’, giganteschi varani di Komodo ed elefanti nani, il mito sempre vivo del ‘Homo Selvaticus’.

    Benché sia vero che le divergenze di opinione sono indice della vitalità di una disciplina, in questo caso sono volate parole grosse ed accuse di comportamenti poco corretti. Le polemiche sono quindi destinate a continuare.

    Le contestazioni nell’identificazione di una nuova specie non sono nuove nella paleoantropologia, una scienza in cui, secondo i maligni, gli studiosi sono più numerosi delle ossa.

    Nel 1856 il primo reperto di Homo Neanderthalensis fu interpretato come lo scheletro di un uomo deforme e nel 1925 si disse dell’Australopithecus africanus che era una giovane scimmia. Ora tuttavia lo status di queste specie è indiscusso.

    L’esame del DNA o la messa alla luce di altri resti potrebbero fornire importanti elementi per chiarire il quadro. Purtroppo nelle ultime due stagioni, a causa delle controversie scientifiche, nessuno ha più scavato a Flores e lo stato di conservazione dei resti rende improbabile l’ipotesi di trovare materiale idoneo all’analisi genetica.

    Bibliografia

    P. Brown, T. Sutikna, M. J. Morwood, R. P. Soejono, Jatmiko, E. Wayhu Saptomo & Rokus Awe Due A new small-bodied hominin from the Late Pleistocene of Flores, Indonesia , Nature, 431:1055-1061, 2004;

    Weber, J., Czarnetzki, A. & Pusch, C. M. Comment on ''The Brain of LB1;

    Homo floresiensis'', Science, 310, 236b, 2005;

    Martin, R. D., MacLarnon, A. M., Phillips, J. L., Dussubieux, L., Williams, P. R. & Dobyns, W. B. (2006) Comment on ''The Brain of LB1,Homo floresiensis'',Science 312, 999b, 2006;

    Richards, G. D., Genetic, physiologic and ecogeographic factors contributing to variation in Homo sapiens: Homo floresiensis reconsidered, J. Evol. Biol., 2006, in press;

    Falk, D., Hildeboldt, C., Smith, K, Morwood, M. J., Sutikna, T., Brown, P., Jatmiko,Saptomo, E. W., Brunsden, B. & Prior, F. Science 308, 242–245, 2005.

    Sitografia

    Homo floresiensis - Wikipedia, the free encyclopedia http://en.wikipedia.org/wiki/Homo floresiensis

    Fight over access to 'hobbit' bones - being-human - 11 December 2004 - New Scientist. Retrieved on 2006-08-20 www.newscientist.com/channel/being-human/mg18424772.900"

    Professor fuels row over Hobbit man fossils - World - Times Online. Retrieved on 2006-08-20. www.timesonline.co.uk/article/0,,3-1386423,00.html

    The Scientist: Flores hominid bones returned Retrieved on 2006-08-20 www.biomedcentral.com/news/20050228/01/

    PNAS - Proceedings of the National Academy of Sciences www.pnas.org